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P.M . Benedetto Maria Candioto

 

Benedetto Maria Candioto

Nacque da famiglia ragguardevole verso il 1680: tale data si desume dal ricordo che egli riferisce di un miracolo operato dal Crocisiffo e da lui constatato “oculatamente” nel 1692 “quando era ancora fanciullo” (Relazione, cit., p. 37), e muore nel 1765 circa.

Un carmelitano di grande zelo pastorale e di intensa attività storiografica. Della sua vita abbiamo poche e incerte notizie, ma ben rivelata appare la sua personalità di studioso e religioso, ci ha lasciato in eredità 18 libri intitolati “ Dè saggi storici di Sicilia e in particolare dell'antichissima e fedelissima città di Eraclea Spartana (Caltagirone 1755) e la Relazione di Miracoli e Grazie del SS. Crocifisso del Carmine (inedita), finché il professore Nuccio Mulè ne ha curato la pubblicazione (Libreria Editrice Randazzo, Gela, 1982). Il manoscritto è custodito presso l'archivio della parrocchia del Carmine.

Nel 1927 il rettore di questa chiesa, canonico Rosario Damaggio (1876 - !960) ne divulgò la conoscenza presso i fedeli rifacendone la dicitura in forma moderna e aggiornandone i contenuti sino ai suoi tempi.

Con la prima opera ci rappresenta la vita dell'isola dai tempi remoti ai suoi giorni nella varie componenti di essa: politica, religiosa, economica, sociale, ecc. Narra avvenimenti, descrive luoghi, illustra monumenti, disquisisce di temi morali e scientifici, ritrae profili di santi e di uomini illustri: sempre con dovizia di particolari e sulla base di testimonianze che accuratamente ricerca nelle fonti, siano esse letterarie che archeologiche. Ci da così un'opera per la quale può essere accostato agli storiografi della Sicilia più celebri nel suo tempo, quali Tommaso Fazello, Ottavio Gaetani, Rocco Pirri…

Carattere diverso ha l'altra opera. E' uno scritto agiografico, il panegirico che il devoto frate leva a celebrare quel Simulacro che si venera nella sua chiesa. E il panegirico lo intona con il cuore esultante, acceso d'amore, ma senza enfasi. Con il cuore del popolo credente del quale si fa voce, musa, oracolo. E diremmo che, come il popolo, percepisce il Simulacro piuttosto che come icona, come persona vivente, come persona che sente e vede e opera, ma soprattutto come chi ascolta le invocazioni dei fedeli e con sollecitudine opera i miracoli in loro favore: placa le tempeste, protegge dai terremoti, fa scendere la pioggia sulle campagne assetate. I miracoli, si, sono eventi straordinari e sono reali, hanno sempre “testimoni di udito e di veduta” che sono sempre indicati con i loro nomi e titoli.
Nel narrarli, apre suggestivi scenari della vita cittadina del tempo. Ne fa rivivere il clima morale, le istituzioni civili, le costumanze religiose, il lavoro che si pratica dentro e fuori le mura. Così anche la Relazione si fa storia: meno aulica dei Saggi, ma molto più ricca di fascino.

Fonte: Virgilio Argento